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Pavimento pelvico e incontinenza urinaria

Rev Med Univ Navarra. 2004 Oct-Dec;48(4):18-31. [Urinary incontinence and other pelvic floor damages: ethilogy and prevention strategies]. Amóstegui Azcúe JM1, Ferri Morales A, Lillo De La Quintana C, Serra Llosa ML.

L’incontinenza urinaria, un danno al pavimento pelvico (lacerazione muscolare di terzo e quarto grado), l’incontinenza fecale, il prolasso genitale o la dispareunia (dolore al rapporto sessuale) sono il risultato di un trauma ostetrico, generalmente derivante dal primo parto. L’obiettivo della ricerca proposta è stato quello di analizzare da un punto di vista fisiologico e meccanico, perché si verifica il danno, studiando il processo del parto e le modalità con le quali viene condotto nella maggior parte degli ospedali del paese (Spagna). L’analisi del parto e le differenti posizioni utilizzate nella prima e nella seconda fase del travaglio, le cure dedicate alla donna nel puerperio, hanno portato a proporre una strategia globale di prevenzione condotta in tre fasi: 1) Prevenzione prenatale: dovrebbe avvenire una preparazione specifica del pavimento pelvico e della muscolatura addominale durante la gravidanza, utilizzando tecniche di massaggio e di stretching manuale del perineo. Inoltre la donna gravida dovrebbe imparare posizioni e metodi di spinta che rendano più semplici le fasi del parto. Dovrebbe essere effettuato un trattamento osteopatico delle articolazioni pelviche per facilitarne la mobilità o ridurre eventuali disfunzioni e rigidità. 2) Prevenzione durante il parto: durante questa fase dovrebbe essere rispettata la fisiologia e dovrebbero essere favorite tecniche manuali, basate sulla posizione e sul respiro per proteggere il bambino e il pavimento pelvico. 3) Prevenzione postpartum: l’azione è mirata sul pavimento pelvico, attraverso esercizi del diaframma e dei muscoli addominali o esercizi posturali e, se necessario, attraverso il trattamento osteopatico nel primissimo puerperio per favorire una corretta involuzione dei tessuti molli  e delle articolazioni coinvolte nel parto. Un trattamento fisioterapico specifico sarà proposto alle donne con patologia funzionale sei settimane dopo il parto.

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Osteopatia e complicanze del parto

J Am Osteopath Assoc. 2003 Dec;103(12):577-82. Osteopathic manipulative treatment in prenatal care: a retrospective case control design study. King HH1, Tettambel MA, Lockwood MD, Johnson KH, Arsenault DA, Quist R.

L’utilizzo dell’osteopatia durante la gravidanza ha avuto una lunga tradizione dal ventesimo secolo. Diversi sono gli studi riguardo gli effetti del trattamento manipolativo durante la gravidanza sulla durata del parto. E’ stato dimostrato che il trattamento osteopatico riduce in media la durata del parto di diverse ore, sia per le primipare che per le multipare. Alcuni studi hanno dimostrato la relazione tra il dolore lombare della donna in gravidanza e le anormali posizioni del feto all’interno dell’utero. Altri studi hanno valutato l’efficacia del trattamento osteopatico nella riduzione del dolore lombare in donne gravide. La ricerca proposta è uno studio retrospettivo che è andato a studiare la differenza di alcuni specifici parametri della gravidanza, del travaglio e del parto tra donne che erano state sottoposte a trattamento osteopatico in gravidanza e donne che non erano state trattate. I parametri valutati sono stati: presenza di meconio nel liquido amniotico, prematurità del bambino, utilizzo di forcipe, necessità di parto cesareo. Sono stati studiati i dati di donne che hanno partorito in 4 diversi ospedali. Chi aveva ricevuto manipolazioni era stata sottoposta a trattamenti differenti, a seconda del tipo di problema riscontrato. In ogni caso nei trattamenti erano presenti tecniche di rilascio miofasciale e legamentoso, tecniche a energia muscolare, strain-counterstrain, tecniche in ambito cranio-sacrale. I dati riguardanti età della madre, numero di gravidanza, sesso del bambino, etnia e stato socio-economico erano molto eterogenei. Una maggiore età della madre era correlata a maggiori complicanze durante la gravidanza e il parto, indipendentemente dal trattamento osteopatico. Infatti erano molto più spesso le donne meno giovani a richiedere il trattamento osteopatico. Pertanto ci si sarebbe aspettato che le donne trattate, in quanto più anziane, avrebbero avuto maggior rischio di incorrere in complicazioni. Al contrario è emerso che le donne che avevano ricevuto dei trattamenti osteopatici durante la gravidanza, seppur meno giovani, avevano avuto parti molto più semplici. Nello specifico i risultati ottenuti erano molto favorevoli al trattamento osteopatico per quanto riguarda la presenza di meconio nel liquido amniotico, la prematurità del bambino e l’utilizzo di forcipe.

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Lombalgia in Gravidanza

Hippokratia. 2011 Jul-Sep; 15(3): 205–210. Pregnancy-related low back pain
P Katonis, A Kampouroglou, A Aggelopoulos, K Kakavelakis, S Lykoudis, A Makrigiannakis, and K Alpantaki

La lombalgia è un dolore lamentato comunemente tra le donne durante la gravidanza, avendo un grande impatto sulla qualità di vita. Già Ippocrate parlava di questa sintomatologia e nel 1962 la lombalgia delle donne in gravidanza è stata classificata come dolore del cingolo pelvico e dolore lombare. È stato stimato che circa il 50% delle donne in gravidanza soffre in qualche momento di lombalgia, prima o dopo il parto. La lombalgia legata alla gravidanza sembra essere il risultato di fattori meccanici e ormonali. Il dolore del cingolo pelvico è comune durante la gravidanza e nel post-partum, molto più frequentemente che il dolore lombare. È descritto come dolore profondo, può essere unilaterale o bilaterale, intermittente o continuo, che si estende dalla cresta iliaca posteriore al gluteo con possibile irradiazione alla coscia e al polpacci, ma non al piede. Tale dolore può rendere difficoltosa l’attività fisica e causare difficoltà nella vita sociale della donna. Il dolore lombare durante la gravidanza è molto simile invece al dolore lombare provato dalle donne non durante la gravidanza, si presenta intorno alla colonna vertebrale, sopra il sacro, può irradiarsi o non irradiarsi fino al piede. Il dolore a livello del cingolo pelvico è maggiore nel pre-parto, quello lombare nel post-parto, il secondo sembra essere meno disabilitante del primo. Pur avendo una prognosi benigna, la lombalgia delle donne in gravidanza affligge enormemente la qualità di vita della persona. Lo scopo dello studio proposto è stato quello di revisionare vari articoli scientifici riguardo l’eziologia e gli approcci terapeutici alla lombalgia in gravidanza. Gli studi analizzati hanno evidenziato che soffre di lombalgia dal 20% al 90% delle donne in gravidanza, di cui circa un terzo soffre di dolore invalidante, mentre il 10% riporta un’impossibilità a lavorare. Tendenzialmente il dolore lombare ha inizio tra la 20° e la 28° settimana di gestazione, ma può cominciare anche prima. Circa il 40% delle donne presenta lombalgia a distanza di 3 mesi dal parto, circa il 15% invece a distanza di 12 mesi. L’eziologia della lombalgia in gravidanza è scarsamente compresa. Una prima ipotesi è di tipo meccanico, legata all’aumento di peso e di diametro del bacino, che sposterebbe il baricentro aumentando lo stress a livello lombare. Spesso alla lombalgia si associano disfunzioni del pavimento pelvico. Un’altra ipotesi è quella di dolore causato dall’allungamento della muscolatura in seguito all’aumento di dimensioni dell’utero. È inoltre stata dimostrata una prevalenza di lombalgia nelle donne con debolezza del muscolo medio gluteo. Un numero significativo di donne soffre di lombalgia a partire dal primo trimestre di gravidanza, in cui i cambiamenti meccanici non possono ancora giocare un ruolo significativo. In questi casi sono i cambiamenti ormonali a causare instabilità a livello della pelvi, generando discomfort a livello di tutta la colonna vertebrale. Un’altra ipotesi, specialmente per il dolore notturno, suggerisce che l’aumento di dimensioni dell’utero possa causare una pressione sulla vena cava con conseguente congestione a livello pelvico e lombare. L’esame obiettivo per la diagnosi differenziale può risultare difficoltoso a causa dei pochi test esistenti, della soggettività del dolore e della disabilità causata dalla lombalgia. Esistono comunque alcuni test per individuare la struttura che dà dolore e per distinguere un dolore muscolare da un dolore dato dall’instabilità per lassità dei tessuti durante la gravidanza o dopo il parto a causa di traumi durante la fase espulsiva. I fattori di rischio per lombalgia durante la gravidanza sono molteplici: traumi pelvici pregressi, lombalgia cronica già presente prima della gravidanza, lombalgia durante il ciclo, lombalgia durante le precedenti gravidanze, numerose gravidanze, eccessivo peso della madre. Al contrario sembrerebbe che l’esercizio fisico riduca il rischio di lombalgia durante la gravidanza. Nonostante sia molto difficile prevenire la lombalgia è importante che le future mamme seguano alcune buone norme: utilizzare sedute, materassi e cuscini adeguati, evitare di aumentare eccessivamente di peso, svolgere attività fisica e terapia fisica durante e anche prima della gravidanza. Nonostante la disabilità causata dal dolore lombare, la maggior parte delle donne che ne soffrono ritiene che sia un disturbo inevitabile durante la gravidanza, pertanto solo il 50% chiede aiuto. Nonostante spesso sia complicato eliminare la causa principale del dolore, esistono molteplici interventi che possono aiutare a ridurre di molto la sintomatologia. Tra questi la terapia manuale, lo yoga, l’esercizio fisico, cinture, ausili di vario tipo e altro.

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Osteopatia e Lombalgia cronica

Man Ther. 2014 Jun 5. pii: S1356-689X(14)00114-3. Clinical response and relapse in patients with chronic low back pain following osteopathic manual treatment: Results from the OSTEOPATHIC Trial. Licciardone JC1, Aryal S2.

Le terapie manuali vengono spesso prescelte dai pazienti per il trattamento della lombalgia cronica. Sempre più spesso il trattamento elettivo per i medici unisce la medicina convenzionale a quella complementare, nello specifico all’osteopatia. L’obiettivo dello studio proposto è stato quello di valutare l’efficacia del trattamento osteopatico a breve termine (12 settimane) sulla lombalgia. Il trattamento osteopatico includeva manipolazioni, tecniche articolatorie, rilascio miofasciale. In un gruppo è stato eseguito un finto trattamento osteopatico che mimava le stesse tecniche. Il protocollo, già studiato in altri studi, si è mostrato efficace, ben accettato dai pazienti e sicuro. Il livello di lombalgia è stato valutato attraverso una scala del dolore, prima, durante e a termine dello studio alla 12° settimana. Dei 186 pazienti con lombalgia da moderata a severa 95 sono stati assegnati al gruppo di trattamento e 91 al gruppo di controllo (finto trattamento osteopatico). L’età media dei pazienti era di 43 anni, 115 pazienti erano donne. 103 pazienti soffrivano di lombalgia da almeno 1 anno, ma pochi erano stati ospedalizzati o operati chirurgicamente per il dolore. Il miglioramento della lombalgia è stato netto nel gruppo trattato con trattamento osteopatico: il 12% dei pazienti ha risposto positivamente dopo il primo trattamento, il 90% dopo il quarto trattamento. L’86% dei pazienti aveva mantenuto i risultati ottenuti alla 12° settimana di controllo. In media i pazienti appartenenti al gruppo di trattamento avevano un miglioramento alla 4° settimana, mentre solo il 45% pazienti del gruppo di controllo avevano beneficio alla 12° settimana. Dai risultati ottenuti si evince che pochi trattamenti osteopatici sono predittivi di un miglioramento significativo della sintomatologia del paziente lombalgico.

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Linee Guida per il trattamento della Lombalgia

J Am Osteopath Assoc. 2010 Nov;110(11):653-66. American Osteopathic Association guidelines for osteopathic manipulative treatment (OMT) for patients with low back pain. Clinical Guideline Subcommittee on Low Back Pain; American Osteopathic Association.

L’Associazione Osteopatica Americana raccomanda  l’utilizzo dell’osteopatia nella cura del paziente che soffre di lombalgia, sulla base di diverse evidenze scientifiche. Le linee guida proposte si basano su alcuni punti affrontati in una Conferenza per la Standardizzazione delle Linee Guida. 1) Il materiale su cui sono state formulate proviene da una revisione di diverse linee guida e di articoli scientifici. 2) Queste linee guida devono essere di supporto all’osteopata nell’utilizzo del trattamento manipolativo in pazienti che soffrono di lombalgia, sulla base di alcune linee guida precedentemente pubblicate. 3) Lo scopo delle linee guida è quello di far conoscere al paziente le evidenze scientifiche sottolineando i campi di azione e come utilizzare l’osteopatia. 4) Le linee guida proposte devono essere usate dagli osteopati a cui si presenta un paziente con lombalgia. 5) Queste linee guida valgono per i pazienti con lombalgia di origine muscolo-scheletrica, mentre non valgono per lombalgia di origine viscerale o che hanno alla base traumi o patologie importanti, per i quali il trattamento osteopatico è contro-indicato. 6) Queste linee guida sono state redatte dall’Associazione Osteopatica Americana. 7) Dal momento che le linee guida sono state create sulla base di review, non esiste un conflitto di interessi. 8) Le linee guida sono state create sulla base di molteplici studi clinici, review e metanalisi riguardo l’approccio osteopatico alla lombalgia. 9) La selezione degli studi clinici utilizzati è stata fatta secondo rigorosi criteri di qualità. 10) Sono stati effettuati 43 tipi differenti di analisi statistica sui dati rilevati dagli studi. Complessivamente sono stati inclusi nella ricerca 525 soggetti con lombalgia tra i vari studi, con una significativa riduzione del dolore lombare associata al trattamento osteopatico. Nello specifico tra gli studi presi in considerazione veniva analizzato l’effetto dell’osteopatia sul dolore lombare a breve, medio e lungo termine, in confronto con un placebo, e con le cure tipiche della medicina tradizionale. In particolare è stato dimostrato che i medici che utilizzano l’osteopatia come terapia per la lombalgia hanno sui pazienti risultati psicologici e fisici migliori, riducendo inoltre di molto i costi (minor prescrizione di esami strumentali, di farmaci anti-infiammatori, miorilassanti e sedativi) e gli effetti collaterali di una terapia farmacologica. 11) Le linee guida proposte sono state revisionate da diverse cliniche osteopatiche e di ricerca. 12) Tali linee guida verranno aggiornate ogni 5 anni. 13) Queste linee guida valgono per tutti gli osteopati e per quei medici che abbiano le competenze in ambito osteopatico, avendo perseguito il titolo qualificante. 14) Le circostanze in cui le linee guida devono essere utilizzate sono quelle di lombalgia di origine muscolo-scheletrica. 15) Le linee guida proposte non hanno potenziali rischi, non essendo emerse reazioni avverse al trattamento osteopatico negli studi analizzati. 16) Il paziente che soffre di lombalgia deve essere libero di poter scegliere la terapia che preferisce: l’osteopatia può rientrare nelle alternative proposte dal medico come terapia complementare. 17) Il paziente lombalgico può essere trattato con l’osteopatia dopo aver escluso cause patologiche importanti (fratture vertebrali, lesioni muscolari o legamentose, masse occupanti spazio etc), in seguito a un’approfondita anamnesi e a esame obiettivo. 18) Uno degli ostacoli all’applicazione di queste linee guida è lo scarso rimborso della spesa del trattamento osteopatico.

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Lombalgia e disfunzioni osteopatiche

Man Ther. 2014 Aug;19(4):324-30. Changes in biomechanical dysfunction and low back pain reduction with osteopathic manual treatment: results from the OSTEOPATHIC Trial. Licciardone JC1, Kearns CM2, Crow WT3.

Circa 632 milioni di persone al mondo soffrono di lombalgia, disturbo che viene considerato una delle principali cause di disabilità. Negli USA la maggior parte dei pazienti che soffre di lombalgia si rivolge a osteopati e chiropratici. Pur rientrando nelle linee guida per il trattamento del dolore lombare, non sempre è conosciuto il meccanismo di azione di queste terapie manuali. Nello studio proposto è stata valutata la presenza di disfunzioni biomeccaniche nei pazienti con lombalgia ed è stato studiato come tali disfunzioni possano presagire la prognosi. Sono stati arruolati 230 pazienti di età compresa tra i 20 e i 69 anni, che soffrivano di lombalgia da almeno 3 anni. Sono stati esclusi i pazienti con patologie gravi che potessero interferire con tale dolore. 115 pazienti hanno poi ricevuto dei trattamenti osteopatici abbinati a ultrasuoni, 115 hanno ricevuto dei trattamenti osteopatici abbinati a una finta terapia di ultrasuoni. È stata valutata la presenza di disfunzioni a livello lombare, sacrale, della sinfisi pubica e del muscolo psoas. Il trattamento osteopatico comprendeva tecniche articolatorie, manipolative e di rilascio miofasciale a livello delle disfunzioni riscontrate. La frequenza delle disfunzioni individuate è stata: 54% disfunzione lombare, 83% disfunzione della sinfisi pubica, 30% disfunzione sacrale, 38% ridotta nutazione sacrale, 51% sindrome dello psoas. Tutte le disfunzioni riscontrate sono state modificate con un ciclo di trattamenti osteopatici. L’unica disfunzione corretta che ha dato un netto miglioramento della sintomatologia nei pazienti lombalgici è stata la risoluzione della sindrome dello psoas. Questo risultato suggerisce che sarebbe utile il trattamento precoce del muscolo psoas in pazienti che soffrono di lombalgia per evitare la cronicizzazione del dolore. E’ stato infatti dimostrato che nei pazienti con sindrome dello psoas si presenta una asimmetria della colonna che viene corretta con il trattamento di tale muscolo. In conclusione un breve ciclo di trattamenti osteopatici può correggere le disfunzioni biomeccaniche a livello della colonna lombare, del sacro e della pelvi. Tuttavia solo la remissione della sindrome dello psoas è predittiva di una risposta positiva nelle lombalgie.

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Osteopatia e Lombalgia aspecifica

BMC Musculoskelet Disord. 2014 Aug 30;15:286. Osteopathic manipulative treatment for nonspecific low back pain: a systematic review and meta-analysis. Franke H, Franke JD, Fryer G1.

La lombalgia viene descritta come dolore che dal margine inferiore delle coste arriva fin sopra il gluteo. Solo per il 15% delle lombalgie viene individuata una causa specifica, per il restante 85% non viene effettuata una vera e propria diagnosi. Il dolore lombare spesso impedisce lo svolgimento delle normali attività, influendo notevolmente sulla vita sociale di chi ne è affetto. Si stima che circa il 40-50% delle donne incinte soffra di lombalgia, con picco al terzo trimestre di gravidanza. Nel post-partum poi soffrono di lombalgia il 28% delle donne a distanza di 1 mese, il 50% a distanza di 5 mesi e il 67% a distanza di 12 mesi dal parto. L’osteopatia promuove la corretta funzionalità dei tessuti del corpo utilizzando varie tecniche manuali. L’approccio è di tipo olistico e spesso il trattamento coinvolge zone a distanza dalla regione interessata dalla sintomatologia. In UK, USA e Australia la principale richiesta del paziente all’osteopata è per lombalgia, in UK è maggiore il numero di pazienti che si rivolge all’osteopata piuttosto che al medico di base. Lo scopo dello studio proposto è stato quello di analizzare diversi studi clinici riguardo il trattamento della lombalgia, mettendo a confronto il trattamento osteopatico con altri tipi di trattamento. Nella review sono stati inclusi studi su lombalgie aspecifiche, in assenza di vere e proprie patologie. Inoltre sono stati scelti studi in cui non fosse analizzata l’efficacia di una sola tecnica o di un protocollo, ma in cui venisse applicato un trattamento osteopatico mirato per il singolo paziente, cosa che normalmente avviene nella pratica clinica. Di 307 studi revisionati sono stati inclusi nella review 15 studi che aderivano ai criteri di qualità richiesti. I risultati sono stati i seguenti:

  • Osteopatia vs altri trattamenti per lombalgia acuta e cronica: dai 10 studi analizzati è emersa una efficacia dell’osteopatia sul dolore con evidenze di moderata qualità (risultati statisticamente significativi in 6 studi su 10).
  • Osteopatia vs altri trattamenti per lombalgia cronica: anche sul dolore cronico l’osteopatia ha rivelato evidenze di qualità moderata nei 6 studi analizzati (risultati statisticamente significativi in 6 studi su 6).
  • Osteopatia vs trattamenti ostetrici e placebo per lombalgia aspecifica in donne incinte: dai 3 studi analizzati sono emerse evidenze di bassa qualità (risultati statisticamente significativi in 2 studi su 3).
  • Osteopatia vs nessun trattamento per lombalgia aspecifica nel post-partum: i 2 studi analizzati hanno mostrato evidenze di moderata qualità sul miglioramento del dolore.
  • Reazioni avverse: in 4 studi sui 15 analizzati sono emerse reazioni come rigidità e stanchezza, nella stessa misura però sia nel gruppo di trattamento che nel gruppo di controllo.

In conclusione l’osteopatia si rivela efficace nel trattamento di vari tipi di lombalgia aspecifica, occorrono tuttavia un maggior numero di studi con un maggior rigore metodologico per migliorare la qualità di evidenza scientifica.

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Osteopatia e Parkinson

J Am Osteopath Assoc. 1999 Feb;99(2):92-8. Standard osteopathic manipulative treatment acutely improves gait performance in patients with Parkinson’s disease. Wells MR1, Giantinoto S, D’Agate D, Areman RD, Fazzini EA, Dowling D, Bosak A.

Il Parkinson è la seconda malattia neurodegenerativa più comune nel mondo e, con l’aumento dell’aspettativa di vita, è destinata a diffondersi ulteriormente. I principali sintomi del Parkinson sono rigidità muscolare, tremore a riposo, lentezza nei movimenti, faccia amimica e asimmetria di riflessi posturali. Tali sintomi evolvono, a malattia avanzata, in completa disabilità. Mentre molti dei sintomi del Parkinson sono stati analizzati, poco si sa riguardo alla deambulazione e all’instabilità posturale, elementi che però sono alla base delle molteplici cadute dei pazienti, influendo ulteriormente sul grado di disabilità. L’instabilità dipende per lo più dall’incapacità dei pazienti parkinsoniani di effettuare passi lunghi. Da un punto di vista osteopatico non tutti i sintomi che presentano questi pazienti dipendono strettamente dalla malattia, ma derivano da un circolo vizioso che ha come origine, appunto, il Parkinson. La rigidità muscolare ha infatti un’origine centrale, ma tale sintomo può essere esagerato dal dolore, dalle contratture e dagli spasmi muscolari, con conseguenze negative sulla stabilità del paziente. Il razionale osteopatico alla base dello studio proposto è che il trattamento manipolativo rilasciando contratture muscolari, mobilizzando articolazioni e lavorando sulle zone fibrotiche, possa interrompere il circolo vizioso, riducendo al minimo i sintomi del paziente. Nello specifico questo studio clinico ha l’obiettivo di valutare se il trattamento osteopatico possa avere un effetto benefico sulla deambulazione dei pazienti parkinsoniani. Sono stati arruolati 10 pazienti nel gruppo di trattamento e 10 nel gruppo di controllo, escludendo chi avesse avuto patologie o traumi che avrebbero potuto alterare la deambulazione. I pazienti appartenenti al gruppo di controllo non erano affetti da Parkinson. La camminata del paziente è stata analizzata mediante un dispositivo che valutava molteplici caratteristiche del passo (lunghezza della falcata, velocità di movimento di arti superiori e inferiori ecc). I pazienti appartenenti al gruppo di trattamento hanno sono stati manipolati da uno studente di osteopatia seguendo uno specifico protocollo che prevedeva l’utilizzo di tecniche a livello spinale, cranico e di arti superiori e inferiori. Le tecniche sono state eseguite bilateralmente, senza prediligere il lato maggiormente affetto. I pazienti appartenenti al gruppo di controllo hanno ricevuto un finto trattamento osteopatico. Nei pazienti trattati con trattamento osteopatico si è verificato un aumento statisticamente significativo della falcata, della velocità di movimento degli arti superiori e delle anche durante la camminata, mentre non c’erano variazioni significative nella velocità di movimento delle ginocchia e delle caviglie. Nel gruppo di controllo si è verificato un leggero peggioramento dei parametri, ma non statisticamente significativo. In conclusione il protocollo di trattamento osteopatico proposto si è rivelato molto utile nel migliorare la deambulazione dei pazienti parkinsoniani, senza modifiche nei pazienti sani.  L’osteopatia potrebbe perciò essere inclusa nell’approccio terapeutico del Parkinson.

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Osteopatia e Sclerosi Multipla

J Am Osteopath Assoc. 2002 May;102(5):267-75. Effects of osteopathic manipulative treatment and concentric and eccentric maximal-effort exercise on women with multiple sclerosis: a pilot study. Yates HA1, Vardy TC, Kuchera ML, Ripley BD, Johnson JC.

La sclerosi multipla è una patologia che al momento non ha cura, non essendo nota la causa. I sintomi del paziente vengono per lo più trattati farmacologicamente, spesso con frustrazione per gli scarsi risultati. Il 58% dei pazienti con sclerosi multipla e il 69% delle donne con tale patologia dichiarano di avere limitazioni nelle loro attività e circa un terzo dei pazienti necessita di essere ospedalizzato. L’esercizio fisico può migliorare la sintomatologia del paziente, ma spesso causa fatica prolungata nel tempo. Lo scopo dello studio proposto è stato quello di valutare se il trattamento osteopatico, affiancato agli esercizi di rinforzo della muscolatura, possa ridurre i sintomi fisici e motori e ridurre la fatica in seguito all’esercizio fisico. Nello studio pilota sono state arruolate 7 donne di età compresa tra i 42 e i 68 anni, con diagnosi di sclerosi multipla da almeno 2 anni, ma meno di 6, senza ricadute da almeno 4 mesi e senza altre patologie o recenti traumi in anamnesi. La sessione di esercizio fisico veniva svolta tramite una macchina chiamata IsoPump che richiedeva la massima attivazione muscolare a livello degli arti inferiori. Il trattamento osteopatico prevedeva la correzione delle disfunzioni somatiche insorte come compenso a traumi e disabilità. Erano incluse tecniche miofasciali per ridurre spasmi e infiammazione, tecniche articolatorie per aumentare il range di movimento e tecniche indirette su coste e vertebre per ridurre le disfunzioni somatoviscerali. Il programma è stato portato avanti per 12 settimane. Al termine dello studio la forza era aumentata in tutte le fasi dell’esecuzione dell’esercizio, mentre era rimasta invariata la fatica. In conclusione il trattamento osteopatico si è rivelato utile con risultati statisticamente significativi nell’aumentare la forza di pazienti con sclerosi multipla senza che aumentasse il loro affaticamento.

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Spasticità e disfunzioni osteopatiche

J Am Osteopath Assoc. 2007 Jun;107(6):226-32. Confirmatory factor analysis in osteopathic medicine: fascial and spinal motion restrictions as correlates of muscle spasticity in children with cerebral palsy. Davis MF1, Worden K, Clawson D, Meaney FJ, Duncan B.

Le restrizioni fasciali e di movimento della colonna vertebrale sono elementi importanti nell’esame obiettivo osteopatico. Le fasce sono costituite da tessuto connettivo che rivestono gruppi muscolari e organi all’interno di tutto il corpo; la restrizione della loro motilità è stata correlata a disfunzioni della colonna vertebrale. Nello studio proposto è stato ipotizzato che questi elementi possano essere correlati alla spasticità nei bambini con paralisi cerebrale. Sono stati reclutati 57 bambini di età inferiore ai 12 anni con paralisi cerebrale diagnosticata da neurologi pediatrici. I parametri oggettivi valutati dall’osteopata sono stati: l’asimmetria delle spalle (con paziente seduto), il range di movimento delle articolazioni ed eventuali anormalità tissutali di varie strutture. Le due variabili analizzate nello studio sono state le restrizioni fasciali e di movimento della colonna, ipotizzando che maggiori restrizioni si riscontrassero in un grado di spasticità maggiore. I pazienti arruolati con paralisi cerebrale di severità da moderata a grave presentavano in media moderate restrizioni fasciali e di movimento della colonna. Le maggiori restrizioni sono state riscontrate nei pazienti con un grado più severo di spasticità, valore misurato dai pazienti stessi e dai genitori mediante un’apposita scala valutativa. Ciò conferma due principi alla base dell’osteopatia: il corpo è una struttura unica e struttura e funzione sono tra loro correlate. Uno studio come questo permetterà di facilitare la ricerca in ambito osteopatico oltre a essere necessario per la valutazione dei principi su cui l’osteopatia si fonda.

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