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Tendiniti

Le tendiniti sono infiammazioni dei tendini che possono avvenire a livello del passaggio da muscolo a tendine o a livello dell’inserzione della parte terminale del tendine stesso sull’osso. Le strutture più colpite a livello dell’arto inferiore sono di tendine d’Achille, il tendine rotuleo e la bendelletta ileo-tibiale. Il dolore è inizialmente localizzato, alla lunga si può però estendere ai gruppi muscolari che non lavorano in modo corretto a causa della tendinite stessa. Tale dolore si presenta soprattutto all’inizio dell’attività fisica e, se non adeguatamente trattato, può limitare moltissimo la performance fisica. La tendinite compare per lo più negli sportivi che sovraccaricano il tendine coinvolto con un’attività fisica molto intensa, associata a un atteggiamento viziato dell’arto inferiore. L’intervento osteopatico agisce quindi su due fronti: innanzitutto sul tendine con un lavoro di inibizione diretta e di drenaggio per ridurre lo stato infiammatorio. In secondo luogo l’osteopatia può correggere le disfunzioni a livello dell’arto inferiore in modo che la riduzione dell’infiammazione e quindi della sintomatologia si mantenga e vengano meno le probabili recidive. L’osteopata è anche in grado di consigliare il paziente su esercizi e modalità di utilizzo del ghiaccio, in modo che possa continuare in trattamento anche in modo autonomo.

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Stiramenti e strappi

L’elongazione delle fibre muscolari si ha sempre in seguito a un evento traumatico, solitamente per un movimento brusco o per uno sforzo intenso a muscolo non adeguatamente riscaldato. Se il trauma è molto intenso, dall’elongazione che avviene nello stiramento, si arriva alla rottura delle fibre (strappo). In entrambi i casi la terapia è conservativa, fondamentale è il riposo, tanto maggiore quanto più intenso è stato il trauma. L’intervento osteopatico può ridurre i tempi di recupero migliorando lo stato tensivo muscolare che ostacolerebbe il processo di rigenerazione e cicatrizzazione del tessuto. Il trattamento manipolativo può inoltre alleviare la sintomatologia dolorosa legata alla contrattura antalgica del muscolo coinvolto e delle strutture limitrofe, attraverso un lavoro di inibizione diretta. Infine l’osteopata può lavorare anche sul recupero a lungo termine intervenendo sulla biomeccanica dell’arto inferiore che si può essere alterata in seguito al trauma e alla conseguente scorretta deambulazione.

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Dolori e contratture muscolari

I dolori e le contratture negli sportivi possono instaurarsi in seguito a un trauma, di solito a causa di un movimento brusco o di un inadeguato riscaldamento, oppure per sovraccarico muscolare. Il dolore può essere localizzato, coinvolgendo solo alcune specifiche fibre, o generalizzato, in questo caso riguarda un intero gruppo muscolare. Se il disturbo non viene affrontato con un determinato periodo di riposo tende a cronicizzarsi e i dolori possono diventare invalidanti per l’attività sportiva. Il trattamento osteopatico può ridurre i tempi di riposo necessari a un corretto recupero, oltre che aumentarne l’efficacia. Il lavoro di inibizione muscolare diretta della zona interessata, infatti, può dare immediato sollievo alla sintomatologia, mentre il rilascio dei gruppi muscolari direttamente connessi a quello coinvolto e il riequilibrio biomeccanico dell’arto inferiore in toto danno beneficio a lungo termine. Il trattamento consiste di tecniche di inibizione della muscolatura e rilascio fasciale, tecniche articolatorie e manipolative.

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Gonalgia

Il dolore al ginocchio compare frequentemente nel podista, nello sportivo che durante la sua attività fisica compie molti cambi di direzione (basket, sci) o che subisce traumi diretti (rubgy, pallavolo). Il dolore può essere dato dalle strutture intrarticolari e periarticolari (legamenti, menischi, cartilagine, borse) o dai tendini che si inseriscono in questa zona. L’intervento osteopatico può essere a vari livelli: appena dopo il trauma per velocizzare il recupero migliorando da subito la mobilità articolare attraverso un lavoro specifico di drenaggio e riequilibrio delle strutture circostanti; a distanza dal trauma nel caso in cui non ci sia stata una riabilitazione ottimale e si siano instaurate disfunzioni a livello del ginocchio stesso o di tutto l’arto inferiore che cronicizzano il dolore e la ridotta mobilità articolare; in assenza di un trauma vero e proprio per correggere quelle alterazioni della biomeccanica dell’arto inferiore che fanno sì che l’attività fisica non sia svolta in modo ottimale. Il trattamento del ginocchio comprende tecniche dirette sul ginocchio di mobilizzazione, tecniche di inibizione e stretching della muscolatura dell’arto inferiore e tecniche di riequilibrio di caviglia, anca, sacro-iliache e colonna lombare per migliorarne la funzionalità che può essere stata compromessa a causa della gonalgia.

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Dolori di caviglia

Il dolore alla caviglia può insorgere nello sportivo per vari motivi sia congeniti che post-traumatici. Molto frequenti sono i disturbi che si instaurano in seguito a una distorsione o a una frattura non completamente recuperate. Il dolore può essere localizzato e quindi provocato da un legamento o un muscolo o un tendine in cui non si è ripristinata la corretta funzionalità. Oppure può essere più generalizzato ed essere causato da un gonfiore che si manifesta a fine giornata o che si accentua con l’attività fisica. La causa congenita più frequente di dolore alla caviglia è una lassità legamentosa che determina una instabilità dell’articolazione con conseguente dolore. Molteplici altri fattori possono provocare dolori cronici alla caviglia. In ogni caso spesso il ripristino di una corretta funzionalità dell’articolazione e un riequilibrio della biomeccanica dell’arto inferiore sono sufficienti ad alleviare la sintomatologia del paziente, anche se non sempre l’intervento è correttivo (come nel caso di lassità congenita). L’osteopatia può quindi intervenire con tecniche specifiche di inibizione muscolare, di mobilizzazione e drenaggio articolare per migliorare il carico del paziente soprattutto quando sotto lo stress dell’attività fisica.

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Recupero post-operatorio

Nell’anziano è sempre preferibile evitare l’intervento chirurgico, per il rischio dato dall’anestesia, ma anche per la difficoltà nel recupero post-operatorio. Non sempre tuttavia è possibile intraprendere una terapia conservativa.  In questo caso l’osteopatia può sostenere l’anziano nel percorso riabilitativo successivo all’intervento chirurgico. Il trattamento osteopatico ha diversi ambiti d’azione: aiuta a ridurre il dolore post-operatorio, con un lavoro di inibizione della cicatrice e delle strutture limitrofe ai fini di un migliore adattamento delle stesse e di una riduzione delle aderenze; aiuta un migliore e più rapido recupero della funzionalità dei sistemi intaccati prima dalla patologia e poi dalla chirurgia; favorisce un riequilibrio generale dei sistemi in modo assolutamente innocuo affiancandosi senza effetti collaterali all’inevitabile terapia medico-farmacologica del post-intervento. Le tecniche utilizzate variano molto in base al tipo di operazione affrontato, concentrandosi soprattutto sulle strutture muscolari e articolari adiacenti alla zona dell’intervento, sulla cicatrice e sulle strutture contenitive degli organi interessati.

Dolore post-operatorio

L’intervento chirurgico è talvolta indispensabile nell’anziano e non sempre è possibile evitarlo. Che sia per asportazione di un tumore, di un’ernia o in seguito a interventi ortopedici (inserimento protesi), uno degli elementi che più rallenta un recupero ottimale è il dolore post-operatorio. Fondamentale è il trattamento manuale per migliorare questa sintomatologia. L’osteopatia aiuta a ridurre il dolore con un lavoro di inibizione della cicatrice e delle strutture limitrofe, ai fini di un migliore adattamento delle stesse e di una riduzione delle aderenze. Le tecniche utilizzate variano molto in base al tipo di operazione affrontato, concentrandosi soprattutto sulle strutture muscolari e articolari adiacenti alla zona dell’intervento, sulla cicatrice e sulle strutture contenitive degli organi interessati. E’ possibile eseguire il lavoro diretto sulla cicatrice solo dopo almeno due settimane dall’intervento.

Dolore neoplastico

Il dolore compare in circa la metà dei pazienti oncologici, la maggior parte delle volte per l’attivazione dei nocicettori (fibre nervose che danno la sensazione di dolore), a causa del danneggiamento meccanico o chimico dei tessuti interessati. Il dolore neoplastico è molto acuto e invalidante e interferisce enormemente sullo stato psicologico del paziente, essendo associato a rabbia, ansia e paura. Il trattamento manuale viene sempre più utilizzato in associazione alla terapia medica classica come palliativo. L’osteopatia infatti non può combattere il tumore nè rallentarne la progressione, può tuttavia migliorare la qualità di vita del paziente adoperandosi per alleviarne i dolori. Il trattamento consiste di tecniche di riequilibrio della zona interessata e di quelle adiacenti, lavorando su quelle disfunzioni presenti in modo indipendente dalla massa neoplastica. Il trattamento fasciale e quello cranio-sacrale possono poi intervenire interagendo sulla percezione del dolore. Le tecniche utilizzate sono molto delicate, al fine di evitare un incremento della vascolarizzazione, controproducente nel caso di massa occupante spazio.

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Per un approfondimento di tale argomento:

J Altern Complement Med. 2012 Mar;18(3):235-41. doi: 10.1089/acm.2011.0022. Use of complementary therapies for cancer symptom management: results of the 2007 National Health Interview Survey. Anderson JG, Taylor AG.

Ernia del disco

L’ernia discale è un’affezione della colonna vertebrale che compare principalmente a livello cervicale e lombare. Consiste in uno sfiancamento del disco intervertebrale con conseguente protrusione o completa fuoriuscita del nucleo polposo. Quando viene toccata la radice nervosa si ha la classica sintomatologia irradiata rispettivamente agli arti superiori e inferiori. Al dolore molto acuto si associano alterazioni della sensibilità,  formicolii e debolezza muscolare. L’unico modo per eliminare l’ernia è la via chirurgica, che si cerca però di evitare soprattutto in un anziano, essendo l’intervento invasivo e il percorso riabilitativo complesso. Il trattamento osteopatico non può eliminare la protrusione discale, ma può affrontare il disturbo migliorando la funzionalità del tratto interessato. Inoltre, lavorando sulle strutture adiacenti, può limitare l’eccessivo carico su tale zona, che è spesso causa dell’ernia. Il trattamento manuale è poi utile per un lavoro di rieducazione discale e di drenaggio del disco stesso. Questi interventi sono spesso sufficienti per alleviare di molto la sintomatologia del paziente, a seguito di un evento acuto. Sono inoltre molto utili per ridurre la frequenza e l’intensità delle recidive. Le tecniche utilizzate, molto delicate soprattutto in fase acuta, sono di mobilizzazione dei tratti più rigidi, di inibizione muscolare delle catene posteriori e di drenaggio della zona interessata dalla protrusione.

Stenosi del canale

La stenosi del canale vertebrale è una riduzione dello spazio del canale in cui si trova il midollo spinale. Può essere causata da vari fattori, legati specialmente alla degenerazione delle strutture che lo formano o di quelle adiacenti (ispessimento osseo e dei legamenti secondari a processi artrosici, protrusioni discali, scivolamento vertebrale). I sintomi legati a queste alterazioni sono dolore a livello lombare e degli arti inferiori, intorpidimento e debolezza. Prima di intervenire chirurgicamente per dare spazio al midollo spinale, è possibile valutare una terapia di tipo conservativo, da preferire sempre nell’anziano. Il trattamento osteopatico può migliorare la sintomatologia del paziente eliminando alcuni fattori che ulteriormente restringono il canale vertebrale (eccessiva estensione del tratto lombare, alterata biomeccanica delle articolazioni vertebrali, carico non correttamente distribuito). Il trattamento consiste di tecniche delicate ma specifiche a livello articolare e discale.