I cosiddetti “dolori della crescita” compaiono abbastanza frequentemente nei giovani in rapida crescita a livello di muscoli e articolazioni di arti inferiori, superiori o della colonna vertebrale. Spesso sono dolori passeggeri, che si manifestano in modo più o meno intenso per pochi giorni, esordendo in modo apparentemente atraumatico, e che tendono a risolversi spontaneamente. Uno dei motivi per il quale possono insorgere tali dolori è legato al fatto che i tessuti molli hanno difficoltà ad adattarsi alla rapida crescita ossea del ragazzo. L’osteopatia può intervenire per alleviare il dolore durante gli episodi acuti, attraverso un lavoro di inibizione e allungamento della muscolatura coinvolta, evitando così la terapia farmacologica. Può inoltre prevenire ulteriori ricadute, grazie a specifici input neurologici mediante il lavoro sul muscolo stesso. Evita l’insorgenza di posture antalgiche che possono provocare successivi squilibri, dolori e asimmetrie.
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Morbo di Osgood-Schlatter e di Sever
Il morbo di Osgood-Schlatter è un processo degenerativo a carico della tuberosità tibiale anteriore, mentre il morbo di Sever colpisce la tuberosità calcaneare posteriore. Queste sindromi rientrano nella categoria delle osteocondrosi: il nucleo di ossificazione, che non ha ancora terminato il suo sviluppo, tende a degenerare probabilmente per un disturbo vascolare o endocrino. Si manifestano prevalentemente in età adolescenziale, quando l’attività osteogenetica è maggiore, e soprattutto negli sportivi che sottopongono tali nuclei a microtraumi ripetuti per la trazione che i tendini vi esercitano. La sintomatologia si manifesta soprattutto dopo l’attività sportiva, con dolore molto intenso a livello dell’articolazione interessata. La terapia consiste esclusivamente nell’astensione dall’attività fisica per qualche mese, il tempo necessario ai nuclei per completare la loro ossificazione. Nel frattempo l’osteopatia può intervenire per alleviare il dolore che tendenzialmente comunque compare in seguito ad attività dalle quali non ci si può astenere (camminare, fare le scale, andare in bicicletta), attraverso l’inibizione della muscolatura limitrofa all’articolazione e a un lavoro di drenaggio della zona. Può inoltre intervenire migliorando l’assetto biomeccanico degli arti inferiori in modo da limitare il più possibile sollecitazioni eccessive nei normali movimenti quotidiani. Può prevenire o rallentare la deformazione dell’apofisi riducendo la tensione del tendine (rotuleo o achilleo) su di essa.
Ginocchio varo/valgo
Per ginocchio varo si intende una deformità per la quale il ginocchio tende verso l’esterno, il ginocchio valgo invece tende verso l’interno. Tali deformità si manifestano frequentemente nell’età pediatrica, tendendo alla spontanea risoluzione entro l’adolescenza. Soprattutto il ginocchio valgo si associa a obesità ed è prevalente nel sesso femminile, che fisiologicamente presenta legamenti molto elastici. Il trattamento chirurgico si attua solo in presenza di deformità molto gravi sia dal punto di vista biomeccanico che dal punto di vista estetico. Quando le alterazioni sono lievi o moderate, l’osteopatia può intervenire migliorando la funzionalità delle articolazioni coinvolte. Pur non cambiando la forma anatomica degli arti inferiori, il trattamento osteopatico riduce le possibilità di un ulteriore peggioramento e previene una gonatrosi precoce, che spesso si associa a queste deformità per alterata distribuzione del peso sulle articolazioni che lavorano in carico. Le tecniche utilizzate sono principalmente articolatorie per la mobilizzazione e il recupero della corretta funzionalità dell’articolazione del ginocchio, ma anche quelle di caviglia e anca.
Piede piatto e alluce valgo
Il piede piatto consiste in una riduzione dell’arco plantare che porta un aumento della superficie di appoggio della pianta del piede. Questa alterazione si presenta molto più frequentemente nel sesso femminile, in cui spesso le strutture capsulo-legamentose sono più elastiche. Il piede piatto può creare fastidi e dolori più o meno diffusi, perchè la caduta della volta porta in stress la fascia plantare, obbligandola a lavorare in stiramento. Quando a questa alterazione si aggiunge l’alluce valgo, la situazione peggiora ulteriormente. L’alluce valgo è una deformazione che allontana la testa del primo metatarso dalle altre dita. Di solito si manifesta in età adulta, ma può presentarsi già in giovane età, avendo un’importante componente familiare e genetica. Il trattamento osteopatico lavora sul rilascio della fascia plantare e sul recupero di funzionalità delle articolazioni del piede, sia per alleviare il dolore che per prevenire ulteriori atteggiamenti scorretti di articolazioni e strutture limitrofe.
Ipercifosi
L’ipercifosi è un accentuazione della normale curva del rachide dorsale che tende, quando presente, ad aggravarsi durante le fasi dello sviluppo. Escluse condizioni anatomiche vertebrali, l’ipercifosi può essere legata all’assunzione di posizioni scorrette, durante il gioco o lo studio, a un’insufficiente attività fisica che comporta un ridotto tono muscolare, ma possono esistere anche cause psicologiche. L’intervento osteopatico, affiancato da un’adeguata attività fisica ed eventualmente da terapia psicologica, può migliorare molto tale atteggiamento, riducendo in modo netto le posture viziate. Il trattamento manipolativo ha come scopo quello di dare mobilità al tratto dorsale, molto rigido in presenza di ipercifosi, e di ridurre le tensioni anteriori provenienti dallo sterno e dalle strutture anteriori del torace, che determinano la tipica chiusura delle spalle in avanti. Gli input che vengono dati a livello muscolare inoltre mirano a migliorare l’utilizzo di questi durante l’attività fisica, per favorire un recupero ottimale delle curve fisiologiche del paziente.
Scoliosi
La scoliosi è una deviazione permanente laterale e rotatoria della colonna vertebrale. Può avere diverse cause, ma molto spesso non si sa il motivo per il quale insorga. Tende ad aggravarsi durante le fasi dello sviluppo e ad arrestarsi una volta completato. Molto più frequente nel sesso femminile, la scoliosi presenta un’importante componente genetica e familiare. La curva scoliotica si può creare a livelli differenti della colonna vertebrale ed evolve in maniera subdola, per lo più senza dolori associati. Spesso sono i genitori ad accorgersi della asimmetria visiva. Il trattamento della scoliosi dipende da vari fattori, tra cui l’età del paziente, la tendenza della curva a evolvere e il tipo di curva. I gradi meno gravi vengono affrontati con la ginnastica correttiva, per poi passare al corsetto in quelli più avanzati. Qualunque sia la terapia scelta, l’osteopatia vi si può affiancare adoperandosi per il recupero di una postura la più corretta possibile. Non si può correggere la forma anatomica della curva scoliotica, ma il trattamento manipolativo può rendere più funzionali le zone rigide della colonna vertebrale, oltre che migliorare le tensioni muscolari che inevitabilmente si creano in adattamento alla curva. Il trattamento è indolore e si può effettuare anche su pazienti che portano il corsetto, rimuovendolo per il tempo del trattamento. La preadolescenza e l’adolescenza sono fasi molto critiche, in cui i cambiamenti sono rapidissimi. La prognosi delle scoliosi è tanto più favorevole quanto più precoce è l’intervento. È perciò caldamente consigliata una visita di controllo anche nei ragazzi che non presentano asimmetrie visibili nettamente, specialmente se in famiglia un genitore (o un nonno) ha presentato scoliosi.
Dolore post-operatorio
Purtroppo anche i più piccoli si trovano a volte a dover affrontare interventi chirurgici di vario tipo: per patologie ortopediche (alluce valgo, ginocchio varo/valgo, in seguito a fratture), per neoplasie (cisti o tumori ossei, tumore del rene), per malformazioni congenite (cardiache, neurologiche), per patologie otorinolaringoiatriche (orecchio-naso-gola), cardiochirurgiche o vascolari e digestive. L’intervento osteopatico ha diversi ambiti d’azione: aiuta a ridurre il dolore post-operatorio, con un lavoro di inibizione della cicatrice e delle strutture limitrofe ai fini di un migliore adattamento delle stesse e di una riduzione delle aderenze; aiuta un migliore e più rapido recupero della funzionalità dei sistemi intaccati prima dalla patologia e poi dalla chirurgia; favorisce un riequilibrio generale dei sistemi in modo assolutamente innocuo affiancandosi senza effetti collaterali all’inevitabile terapia medico-farmacologica del post-intervento. Le tecniche utilizzate variano molto in base al tipo di operazione affrontato, concentrandosi soprattutto sulle strutture muscolari e articolari adiacenti alla zona dell’intervento, sulla cicatrice e sulle strutture contenitive degli organi interessati.
Appendicectomie
L’asportazione dell’appendice è un’operazione molto frequente nei bambini. Nonostante la chirurgia stia diventando sempre più fine, lasciando piccole cicatrici, le strutture coinvolte nell’intervento (muscoli, fasce, intestino cieco) subiscono comunque una lesione, a maggior ragione se l’appendicite si è trasformata poi in peritonite. L’intervento osteopatico è in questi casi molto importante ai fini di ridurre il dolore post-operatorio, lavorando sulle strutture limitrofe alla cicatrice per permetterne un migliore adattamento, ma soprattutto con uno scopo preventivo. Infatti le aderenze che si creano a livello della cicatrice possono creare tensioni nelle strutture muscolari adiacenti, con una restrizione di mobilità dell’articolazione dell’anca di destra e quindi una meccanica disfunzionale dell’arto inferiore.
Sinusiti e cefalee
Questi fastidiosi disturbi possono avere svariate origini, dalle sinusiti che derivano da un processo infiammatorio dei seni paranasali, conseguenti a raffreddori o infezioni dentarie, alle cefalee legate a tensioni muscolari, alle emicranie che hanno un’importante componente genetico-familiare. L’osteopatia può affrontare soprattutto le cefalee miotensive che spesso insorgono in relazione all’inizio di correzioni dentali con apparecchi fissi o mobili. Il lavoro di inibizione della muscolatura cervicale e masticatoria, unito a un lavoro di mobilizzazione e riequilibrio delle ossa della faccia, sottoposte a notevoli forze compressive date dall’apparecchio, danno spesso un rapido sollievo. L’approccio osteopatico si rivolge anche agli altri tipi di disturbo, anche se con prognosi non così favorevoli come per le cefalee miotensive. L’intervento mira sempre a riequilibrare la posizione e il movimento delle ossa della faccia e del cranio. I risultati in questi casi variano molto da paziente a paziente tuttavia, essendo l’osteopatia pediatrica praticamente priva di effetti indesiderati, può essere una valida alternativa a una terapia farmacologica, sempre e comunque sconsigliata nei bambini.
Frequenti otiti
L’otalgia rappresenta uno dei problemi più frequenti nei pazienti pediatrici e si manifesta con dolore all’orecchio, che può estendersi fino alla testa e al collo, spesso associato a febbre. Oltre al disturbo provocato dai vari sintomi relazionati alla patologia, molto intensi e insistenti, le otiti tendono a cronicizzare e quindi complicarsi in perforazioni timpaniche e perdita di gran parte dell’udito, cosa che può rendere difficoltoso un corretto apprendimento. La cronicizzazione della patologia è relazionata alla forma anatomica che fisiologicamente presentano le strutture deputate all’udito nel bambino: l’orizzontalità delle tube di Eustachio infatti impedisce un corretto drenaggio, elemento fondamentale per l’eliminazione di agenti patogeni. Il lavoro osteopatico di mobilizzazione di tali strutture, attraverso degli input delicati a livello delle ossa del cranio, favorisce il drenaggio e quindi impedisce il ristagno dei batteri nelle mucose, prevenendo la cronicizzazione delle infezioni.